Intervista

INTERVISTA

  • Nome e cognome: Età: Professione:
  • Mirco Filippa 52 Impiegato, ora sospeso
  • Data Intervista: Luogo Intervista:
    Da quanti anni partecipa al festival:
    Ruolo nel festival:
  • 22 giugno 2022 Promoberg, Fiera di Bergamo ventun anni (2001)

    Uomo del fuoco

MIRCO FILIPPA

È da un po’ di giorni che cerco con Mirco il momento adatto per fare questa intervista. L’ho conosciuto uno dei primi giorni e ho capito da subito che era una persona davvero interessante. Ha una disabilità fisica dalla nascita di cui mi ha parlato in una delle nostre chiacchierate mattutine, ma questo non gli impedisce di darsi da fare in tutti i modi possibili. Lui, al Festival, è il guardiano del fuoco sacro: dopo la sua accensione, il primo giorno, il fuoco non si può spegnere fino alla fine dell’evento e Mirco fa in modo che questo non accada. Ha una branda in una delle tende che sono state montate a lato del fuoco, ma la maggior parte delle volte, mi racconta, gli dorme accanto. È paziente, silenzioso, sa ascoltare e ha sempre un consiglio buono e utile a tutti quelli che decidono di andargli a parlare. Nelle mie settimane di lavoro ho anche notato che tutti lo cercano: è come se avesse una calamita che riesce ad attrarre le persone che ne hanno bisogno e, credo abbia capito che anche io ho bisogno di lui.

Dopo aver dato da mangiare ai gruppi e dopo che in fiera è calato nuovamente il silenzio, ci muoviamo per trovare il luogo più adatto. Cerchiamo di avvicinarci al fuoco ma, accanto alla loro tenda, i danzatoti Maya stanno facendo le prove per lo spettacolo della sera. Ritorniamo sotto il capannone adibito alla zona ristorazione, scegliamo un tavolo di fronte al ristorante tailandese e ci sediamo uno di fronte all’altro. Mirco è abbronzatissimo, ha una bandana che gli avvolge la testa e gli asciuga il sudore. Ha la faccia stanca, ma so che ha anche molta voglia di parlare. Io sono davvero curiosa di sapere quello che ha da dire e, senza perdere tempo, accendo il registratore.



Come hai conosciuto questo festival?

Questo festival l’ho conosciuto nel 2001, per uro caso. Ero qua con un’associazione mia, collegata ai nativi americani e lì ho conosciuto il leader degli Aztechi e quindi l’anno dopo sono venuto da solo, senza più l’associazione e sono entrato nel gruppo volontari.

Ma che associazione è?

Si chiamava, perché non c’è più, il Salice perché è l’albero con cui i nativi fanno i dreamcatcher, gli acchiappasogni [silenzio prolungato, è come se, in quel momento, gli fosse venuto in mente un ricordo che sta ripercorrendo]. Ed è da lì che è nato tutto.

E tu come ti sei avvicinato alle culture?

Alle culture… Io ho sempre avuto il pallino per il tribale, specialmente per Messico e Perù. Però la strada per arrivarci sono stati i Nativi degli Stati Uniti e ora ho vari collegamenti, un po’ qua e un po’ là.

Perché continui a venire?

Eh, per quello che io ricevo dal festival frequentando i gruppi tribali. Per il mio cammino spirituale del cammino rosso.

E che cosa è queto cammino rosso?

Un modo di…, è una visione. Lavori per una visione cosmica. E… [silenzio] Quando ti colleghi a gente, a loro , cambia. Una volta che entri in contatto… rubando la frase a un personaggio, dice “una volta che prendi contatto con loro, sei fregato perché ti si apre una porta che poi non puoi più stare senza”. Ti chiama. Non ti lascia e dentro ti lascia qualcosa che se hai già un imprinting tuo che ti porta a cercare, a fare ricerca personale [e ti muovi] per un’evoluzione. Io ho fatto Stati Uniti, Messico, India. Sono questi i ceppi che ho usato come …

Per questa visione cosmica, dici?

Per iniziare a capire. Dopo io ho scelto una linea secca, che è quella degli Stati Uniti, del centro sud America, ho scelto la parte di pellerossa, diciamo. Come li chiamano in generale tutti. Sia che vengano dal Messico o dal Perù; sono tutti chiamati così.

E come prosegue questo cammino spirituale, cosmico?

Ogni anno succedono cambiamenti. Anche perché non è che fai il festival e poi la situazione si chiude con il festival. È lì che è il bello, che inizi a lavorare. Tutto quello che hai fatto al festival, che hai accumulato un sacco di cose durante il festival, durante l’anno, succedono cose.


Mi spieghi meglio?

Se fai il cammino con il mio, vai in contatto con la medicina, come ho fatto con quella del Guaranì ieri , con il gruppo del Sayaka, con Mapi . Con Mapi sono stato alla Danza del sole che è una cerimonia sacra che è chiusa all’uomo bianco. Eravamo in tre su trecento tre persone, solo tre erano bianchi. E da lì poi ti si creano delle dinamiche tue, e poi devi essere curioso, devi aver dentro qualcosa che ti fa… che ti vale la curiosità. Devi avere un feeling, ti nasce un feeling con dei popoli. Ce ne sono alcuni da cui ti senti chiamato, e popoli da cui non senti niente e diciamo che quelli dell’America latina io mi sento chiamato. È un lavoro che durerà tutta la vita queto. Non è che arrivi ad un obiettivo, l’obiettivo è il cammino. Il cammino rosso. Sai quado inizia ma non quando finisce [sospira].

Quando hai deciso di intraprenderlo?

Ho iniziato prendendolo alla leggera nel ‘96, ‘97 e poi nel 2003 a Palenque, in Messico, tramite un amico Ateco, ho fatto richiesta cosmica proprio di connessione all’universo per diventare soldato di luce e… questo è il risultato, mi ha ribaltato la vita. Non mi va più bene niente di quelli che mi propone il sistema e… [scuote la testa, come se fosse contrariato].




E infatti di cosa ti occupi nel festival?

Da sei anni, adesso, qua al festival mi occupo esclusivamente del cerchio sacro e del fuoco sacro, h24.

E prima cosa hai fatto?

Prima facevo tutto e di più, fuoco, pulizie, chiavi di cancelli, ronda di guardia. Facevo di tutto prima. Anche adesso Ivano ci prova, come stamattina [sorride].

E infatti di cosa ti occupi nel festival?

Da sei anni, adesso, qua al festival mi occupo esclusivamente del cerchio sacro e del fuoco sacro, h24.

Con il pronome loro, Mirco fa riferimento ai gruppi di indigeni e tribali che nel tempo si sono susseguiti al festival Lo Spirito del Pianeta. In particolare, fa riferimento ai gruppi con cui è maggiormente legato e che verranno poi nominati più volte durante tutta l’intervista: Apache, Sayaka, Maya e Aztechi.
Mirco, un paio di settimane fa ha avuto un incidente: una carriola piena di sassi gli si è rovesciata sulla gamba, nella zona della tibia. Da allora ha una grande massa, piena d’acqua, che sta curando attraverso impacchi di argilla e qualche massaggio linfodrenante. Negli ultimi giorni del festival, come ospite, è stato inviato un uomo di medicina Guaranì, a cui Mirco ha chiesto un consulto per la sua botta.
Mapi è danzatrice mexica.

Ah sì, cosa ha fatto?

“portami via il calderone dove ci sono dentro i biglietti da bruciare”, perché pioveva. Gli ho scritto “Fatto”. Ce l’ho io giù là io se lo cercate [mentre lo dice indica con la mano sinistra la parte di piazzale dove c’è il fuoco sacro. Lì Mirco tiene anche tutte le sue cose e ha anche il suo letto].

Ma questa cosa che tu portavi il cibo a fuoco, è perché sentivi una connessione con il fuoco?

Sì, prima ancora di… io l’ho sempre fatto.



E mi puoi spiegare un po’ meglio il tuo ruolo di custode del fuoco sacro?

Durante gli altri festival, i sei anni prima che iniziassi a fare il guardiano, io facevo come mi hai visto fare oggi: mangio e una parte non la mangio e la porto al nonno . E loro, i Sayaka, Aztechi, Apache, Rapanui hanno visto questa cosa durante quel festival, gli ultimi giorni, e han detto: “Questo va a fare la preghiera la mattina, va a fare la preghiera, porta da mangiare quando mangia, fa una preghiera il pomeriggio, porta da mangiare la sera, fa la purificazione la notte. Mh, sarebbe bello avere un nostro uomo di fiducia solo che fa il fuoco”. Quindi un rappresentante Sayaka, un rappresentante Apache, un Azteco e un Rapanui, sono andati dell’ufficio di Ivano, e siccome Rapanui è alto 1, 97 [metri] e ha due spallette grosse come la porta [il tono di voce è quello sarcastico, mentre lo dice abbozza un sorriso], e gli ha detto: “c’abbiamo una richiesta” e Ivano: “dimmi amico” [e loro]: “noi vogliamo Miro come uomo del fuoco” e Ivano ha detto: “no proprio lui no! Mi potate via un multifunzione, mi porti via”. [Loro]: “no, noi vogliamo lui al fuoco. Il punto del festival è il fuoco e noi vogliamo un nostro uomo di fiducia al fuoco”. E da lì loro hanno scelto che ero l’uomo del fuoco.



E faceva parte del tuo cammino rosso?

Si, fa parte del cammino ma io ho sempre avuto un amore per il fuoco. Infatti, per farti capire, anche quando ero a casa con mia mamma, quando c’era da accendere lo scaldabagno a legna [lei mi diceva]: “Mirco, fallo te che tu con il fuoco ci vai d’accordo e in tre nanosecondi si accende. Fai tue”

E quindi dici che c’era già prima?

Sì, era già dentro e poi qua è diventata sacra, diciamo. Nella forma sacra. Sì, poi la cosa ufficiale è stata nel 2019, quando Ken Duncan , Sofia , mi hanno portato sul palco, a tradimento [con la voce rimarca queste parole, scandendole e alzando il tono] e Ken, davanti a millecinquecento persone più o meno, ha detto, oltre che dato il nome da nativo.
Ken dice: “lui è il nostro uomo del fuoco, qua [e con il dito indice indica il tavolo] ma anche là” [con il dito indice indica un punto nell’aria, come per indicare un luogo lontano]. Uomo del fuoco in Italia, in Messico, in Perù, in Arizona da lui”. E lì ovviamente il cuore è andato, non so dove è andato, perché sono sceso dalla scaletta che sembravo ubriaco senza bere. Poi mi sono stati fatti i regali da tutti loro, Da Mapi, da Sofia, da Kipu, da Ken e Mapi ha completato il danno quando sono sceso dalla scaletta. C’erano tutti i gruppi lì, tutti, come la sera dei tamburi , e lei dice: “vi dico una



Nonno è il nome che Mirco usa per indicare il fuoco sacro. Questo nome è usato più volte anche in altre parti dell’intervista.
Uomo di cultura Apache.
Donna di medicina Inka.
Qui c’è stato un brevissimo scambio in cui ho chiesto di dirmi il nome da nativo ma la risposta è stata che me lo avrebbe detto in seguito perché non se lo ricordava in inglese. Ho evitato di trascrivere questa interazione per rendere la lettura più scorrevole.
La Notte dei tamburi è stata martedì 21 giugno 2022. Si è trattato di una serata molto particolare e diversa dalle solite serate di programmazione del festival. Dopo una parte di cerimonia attorno al fuoco sacro, i gruppi, attraverso una sfilata, si sono recati sul palco principale e, a turno, hanno raccontato al pubblico il significato che il tamburo ha nella loro cultura. A questo, si sono affiancati canti e balli per omaggiare questo cosa” e io: “mh” [e lei annuncia]: “Mirco diventa… ho scelto Mirco come mio supporto per la Danza del sole”. Lì c’è stato un boato che ha fatto tremare tutta la struttura dello spogliatoio, tutto è tremato dal boato che c’è stato dentro [A Mirco vengono gli occhi lucidi e la voce si fa più delicata, quasi rotta dall’emozione]
[Qui l’intervistato parla della Danza del sole. Racconta del suo ingresso in Messico e del dialogo che ha avuto con il Capo dei Guerrieri dei Danzatori. Si commuove parlando dell fiducia che Mapi ha riposto in lui. Inoltre, in questo racconto, mi dice anche di aver fatto due sogni premonitori tra il 2017 e il 2019, dicendomi di aver capito che il prossimo viaggio dovrà essere in Perù, anche se non ne conosce il motivo].

Una cosa che si è sentita a proposito del Festival è quest'anno si è lavorato molto soprattutto sull’atmosfera e ho pensato anche di pensare con te proprio con te proprio perché il fuoco è, come dici tu, il centro dello Spirito del Pianeta. Molti dicono che non si sentiva la stessa sensazione che c'era Chiuduno. Secondo te?
Allora, quello che io sto spiegando alle persone da quando abbiamo iniziato e ho acceso il fuoco, [è che] noi non dobbiamo vedere la fiera come tale, dobbiamo vederla come un posto. Perché il lavoro chiesto e di più, [è di più quello] che dobbiamo fare a livello energetico. Quindi, arriva più gente, più gente da ascoltare, più gente da far parlare. Vedi cosa succede al cerchio: quanta gente viene a parlare - e non è che io non ho fatto l'università a Stanford- però quando ce ‘ste da parla’, chissà perché, vengono tutti là [con l’indice indica la ona del fuoco sacro]. Non è che… l'energia fa il suo lavoro. Noi non dobbiamo pensare [che s]e lo facciamo in fiera è tutto collegato al mercato è tutto … no! Perché se tu parti col presupposto così, sei già morto, sei già morto. Devi partire dal presupposto che riguarda il tuo pezzo di strada, che devi prendere il tuo cammino. Il tuo cammino ti porta a stare nel festival perché ti dà delle cose, ti porta via delle altre cose magari anche pesanti, perché il lavoro al fuoco anche questo fa; Ovviamente la gente non accetta il cambiamento perché, essendo schematizzata [lo dice scandendolo molto bene], sei tu gli porti il telefono che sono abituato ad averlo qua [poi] lo porti di qua [dice questo spostando da una parte all’altra del tavolo il telefono che aveva di fronte] ti metto in crisi. Stando con loro la roba che impari è che niente è permanente, tutto è in movimento [la voce rallenta, sembra voler dar peso maggiormente alla prole che dice]. Tutto è in movimento, anche l'asfalto è in movimento. Perché si spacca? perché è mosso da una forza interna. Tutto è in movimento [silenzio prolungato]. Se sali sul taboga , accetta la sfida, altrimenti fai come dice bene in Harry Potter e i babbani fanno la loro vita da mono cellula e non c'è problema. Poi se uno decide di fare un percorso, il percorso porta il cambiamento, porta dolore. Che non mi vengano mica a dire: “eh ma fare il percorso è facile” [lo dice con un tono di scherno], [e io rispondo]: “vieni, vieni a fare il percorso, prova”. Prova quanto dolore ti viene fuori magari che non sai neanche di avere dentro e lavorando con il nonno ti viene fuori l'ira di Dio [lo dice sgranando gli occhi, probabilmente pensando proprio a quello che è successo a lui]. O [anche] parlare con una persona che ti tocca le corde giuste ed esplodi, fai un lago [breve momento di silenzio]. Io non ero così prima, è stato iniziare il percorso che mi ha cambiato, perché io ero chiamato l'orso, perché io non parlavo niente. La mia amica Gloria ha sempre detto: “Mirco non parla, Mirco abbaia e ringhia” [silenzio prolungato].

Quindi tu dici che bisognerebbe lavorare proprio con il fuoco?

No non solo con il fuoco, con tutti gli elementi. Difatti, vedi oggi, mi sono divertito perché pioveva. Se ero il Mirco di prima mi incazzavo come una iena; No, oggi mi sono divertito perché sono stata strumento e per mostrarne la sacralità. In questo caso, Mirco si riferisce al fatto che, i gruppi, mentre aspettano il loro turno per salire sul palco, attendono tutti insieme nel retropalco, cantando e danzando.
Sta facendo riferimento ancora ai gruppi indigenti che frequenta.
Slitta lunga e leggera, fatta di assicelle sottili ricurve all'estremità anteriore, legate fra loro e ricoperte di pelli, trainata da cani ma anche da persone, in uso presso gli Algonchini dell'America settentrionale.
sotto a prendermela tutta quella che è arrivata, perché lavoravo col fuoco e lavoravo con l'acqua, con la terra perché ci sto camminando sopra e il vento e c'erano tutti. Stamattina c'era tutto.

Ma tu pensi che le persone che vengano qui e soprattutto al Festival abbiano in mente queste cose?

Allora, alcuni vengono perché si sentono attratti da quello che è il Festival che non si vede, cioè l'energia. Poi ci sono altri che vengono perché è in fiera, perché ci sono le bancarelle, perché se magna. Ci sono due categorie di persone: quelli che vengono per curiosità, perché vogliono capire, chiedono informazioni e chiedono spiegazioni. Poi ci sono le persone a cui non frega niente, che vengono a mangiare un panino, si fanno la birra si ascolta nel concerto ed è finito il Festival.

È il tuo rapporto con loro quale, quando la gente viene ti chiede?

Quelli che mi chiedono, io spiego. Se loro mi chiedono, io spiego. Il mio compito è anche spiegare perché faccio quella cosa lì al fuoco e perché ci sto ventiquattro ore.

In che senso?

In tutti i sensi, in tutti i sensi. Se la persona, come mi pare di aver capito, accetta la sfida, perché una volta [che inizi è una sfida]… dandole il suo tempo di assimilazione… infatti stamattina sono stato provocatorio: “non sei contenta? Oggi si lavorano con tutti e due gli elementi il fuoco e l'acqua” e lei mi ha risposto “rettifico subito quello che ho detto”. Ocio perché questo ascolta e poi esaudisce. Io l'ho sempre detto che serviva una ragazza nel cerchio, non può esserci solo un uomo, perché io pertanto abbiamo un valore di energia femminile molto alto, non posso fare la femmina, cazzo. C’ho la parte maschile che quando va fuori di sganghero è un problema. Serve avere una persona, una ragazza nel cerchio. E io l'ho sempre detto questo, e i Sayaka me lo hanno confermato. Mi hanno detto [che] serve sempre la dualità, non può essere solamente o una ragazza o un ragazzo. Sempre in due.



Perché? Me lo spieghi

Perché quando vieni investito in forma sacra, come ha fatto Ken, non si può tornare indietro. Tu non sei più Mirco, tu sei il legno che arde, in inglese non lo so dire e te lo dico in italiano, però sei legno che arde. Tu non sei più Mirco, sei legno che arde e quindi devi lavorare con lui che ci sia il diluvio, che ci siano cinquanta gradi come l'altro giorno che erano quarantasei e rotti nel cerchio, ma è così. Tu fai le richieste al fuoco lui ti dà le risposte. Ci parla, ci parla l’uomo del fuoco con il fuoco. Fai richiesta e lui te li esaudisce anche, però devi fare le cose serie. Questo è lavorare con il fuoco, questo è il cammino; Il fuoco rappresenta il sole ma in primis rappresenta il tuo fuoco che hai dentro [con l’indice si tocca il petto] e tu devi dominare il tuo fuoco che hai dentro. [silenzio] Ti garantisco che non è per niente facile perché lo hai già visto due volte qua il mio, il mio interiore lo hai già visto due volte in azione, non è facile dominarlo. Perché il sottoscritto, quando lavoro e parla con te e parla con chiunque non è che aiuto te e basta. No, io aiuto te ma di specchio tu aiuti me [silenzio molto prolungato]. Come ho sempre detto, anche a Ivano l’ho detto: “devo trovare una ragazza che possa gestire il fuoco perché il fuoco lo chiede che ci siano due energie”. Forse ci siamo. Sì, forse ci siamo, per l'anno prossimo forse ci siamo. Se la mia intuizione è giusta, e mi pare che sia giusta… fa parte del tuo gruppo eh… e se succede questo veramente l'anno prossimo facciamo dici volte di più di quest'anno [si commuove, gli occhi diventano lucidi per la seconda volta e la voce si inclina in tono commosso].

Quindi il tuo rapporto con il pubblico e che li ascolti e li accogli fondamentalmente?

Sì, quelli che mi chiedono… vedi ieri i miei amici che sono venuti ieri e che penso tu abbia visto, si sono seduti vicino a me. Loro non li vedevo da due anni ed entrambi hanno avuto lutti e ieri abbiamo lavorato su questo [si morde il labbro e i suoi occhi si fermano, come se stesse richiamando il ricordo]. Poi ammetto che la sera, quando tutti vanno via, io devo lavorare per me perché a fine della giornata sono in sold-out, ho bisogno di buttar fuori perché non ci sta più niente dopo [silenzio]. È tutto; siamo tutti collegati. A me capita di sentire amici amiche anche se sono lontane punto io sento che stanno male non ci posso fare niente, sono così.

Ma perché pensi di sentirli?

Perché io i rapporti li creo tutti in empatia, poi o entri in empatia come è successo con te, con Gloria, come è successo con Ale e Cristina… Poi c’è gente che è vent'anni che sono qua ma con me non è entrata. Tipo con Veronica che mi chiede scusa dopo vent'anni che mi conosce e che e dico: “minchia, perché mi chiedi scusa?” e le risponde: “perché la prima volta che ti ho visto, ho pensato come cazzo fa? È sciancato e come cazzo fa a fare l'uomo del fuoco? Devo richiedermi perché mi hai distrutto chiaramente”. [le ho detto]: “mi ha distrutto? non mi sono accorto del sangue, non ho visto i pezzi” e lei fa “Non pensavo che avessi questa forza qua dentro”. A tanti e successo, però va bene, vado avanti. Sono deciso, quando prendo una strada non torno indietro. Infatti, un amico mi ha mandato un messaggio e mi ha detto: “questa è roba tua. L'ho letta questa cosa e tu ci sei dentro in pieno. Te quando tiri una linea non ce n'è per nessuno pur di rimanere senza niente ma tu non cambi le idee. Se per te giusta e quella è giusta” e quindi tutto questo è sempre… e poi, dopo il Festival a volte succedono sempre le cose. Io l'ho detto in tempi non sospetti ad Alessia: “vedrai che il festival del 2022 sarà un super ribaltone per me”. Questo gliel'ho detto nel 2019. Ho perso il lavoro, devo cercarmi una casa, direi che è… sto anche trovando una persona donna al fuoco, non me lo aspettavo. Te lo dico, non me lo aspettavo di riuscire a trovare una persona da mettere al fuoco. Penso che tu abbia già intuito chi è, tanto. Allora ieri l'ho… le ho fatto provare a fare una cosa così, si avvicina con calma e le ho detto: “hai notato che non ti fuma… non a tutti succede di non essere fumata”; perché ti manda anche via dal cerchio il fuoco se non ti vuole dentro. Fa di tutto per farti andare via, ti bombarda con il fuoco finché per la disperazione non vai via. A più di uno a questo Festival è successo così. Anche alla ragazza, quella collegata ai brasiliani che parla italiano con l'accento romano, Marta. È venuta lì e mi ha detto: “posso accender?” e aveva in mano una canna. Io gli ho detto: “secondo me ti direi di no, ma se vuoi provare chiedi permesso al nonno. Dato che fa parte della cultura, magari te la fa accendere”. ‘Sto piffero! Ha piantato due fiammate e non ha fatto in modo che lei si avvicinasse, ho provato due volte a inserirla dentro e il fuoco ha fatto due fiammate… mi fa: “non vuole”

Le persone che vengono intorno al cerchio e che ti parlano sono cambiate nel corso del tempo, come mi dicevi per l’aumento dell’afflusso con l’accesso alla fiera?

L'accesso alla fiera le ha un po’ aumentate. Per esempio, le persone che mi hanno parlato, l'esempio più lampante ce l'hai qua vicino: è Alessia. Alessia [di] prima, rispetto a quella di adesso, ci sono duemila anni. Ale e un bell'esempio di persona che ad un certo punto della sua vita ha detto basta. Ale e un bell'esempio. Poi lei sta schiscia e non dice niente, non si fa e non si racconta. Lei subito si è agganciata, lei subito… ci siamo sentiti in empatia dal secondo giorno del Festival, tanto tempo fa. Idem con sua sorella. Poi io sono una persona scomoda perché ti dico quello che penso, su chi mi chiedi. Se mi chiedi sul moroso, sul fratello, sul papà, quello che sento ti dico, ti dico quello che sento dentro. Io vado in empatia: o mi piace o non mi piaci, se non mi piaci sei finito, non torno indietro perché io vado a pelle. Come il serpente, dato che è il mio animale totemico.
[Qui l’intervistato parla del suo animale totemico. Mi racconta di un incontro molto particolare, in cui ha capito come sia davvero l’anaconda l’animale che lo rappresenta].

Venendo qui in questo posto e soprattutto dico in fiera, si è aperto il pubblico.
Si è aperto il pubblico. Ed una cosa che nessuno dice, desso lo dico io e rimanga qua [si schiarisce la voce], il lavoro fatto l’anno scorso è stata una purificazione. Sì, perché c'era l'ospedale qua no? . Difatti io sono stato male due giorni a purificare questo posto [fa roteare in alto l’indice e fa un momento di prolungato silenzio]. Adesso qui la gente ha la possibilità di essere di più. [Questo posto permette] di ampliare il giro di chi chiede e anche di chi non chiede, ovviamente. Perché non tutti ti chiedono cose di un certo tipo perché sono scomode [scandisce bene questa parola]. Fare un cammino, come dice bene il mio amico Ken [batte la mano sul tavolo], quando qualcuno ti critica digli se vuole mettere i tuoi mocassini, vediamo quanti passi fa; è dura camminare, è dura camminare [con le scarpe non tue]. Io sono sicuro che l'ultima volta che sono stato in Messico, l'energia opposta a quella che io pratico ha tentato di farmi la pelle per ben due volte in un giorno. Anche Mapi mi ha detto: “sei protetto in alto perché il volo che hai fatto al socalo [la piazza], il colo che hai fatto lì, a una persona normale, gli parte la rotula di sicuro, e parte quasi sicuramente il femore”. Poi sono andato con un amico da un guru della cultura indiana dell'india, sto facendo la scala e non so chi mi ha spinto. Sono volato giù di 10 scalini, però non si è visto chi mi ha spinto. Infatti, ho detto al mio amico: “mi sa che qualcuno che non vuole che io pratichi in Messico, due volte in un giorno direi che sono sufficienti”.
[La conversazione continua e approfondisco gli avvenimenti che mi ha raccontato].

Ma tu pensi che le persone lo capiscano, tutta questa spiritualità?

Quelle che hanno una sensibilità sì, quello che non ce l'hanno sono di un altro pianeta non ce l'hanno [silenzio]. Siamo due tipologie, siamo due tipi di persone che camminiamo su un mondo: quelli che hanno una spiritualità o hanno comunque una sensibilità, così è più ampia la cosa, e chi la sensibilità non sa cos'è. Saranno due strade che andranno sempre così mai così [dicendolo mette prima le mani parallele e poi le incrocia].

Questa spiritualità guarda anche il modo di guardare i popoli o no?

Certamente sì, da loro c'è solo da imparare. Non tutto, certe cose che fanno sarebbe meglio non farle, vedi l'uso della maria a quintali, ma tante cose sono da imparare. Sono il rispetto, perché quello abbiamo perso, sul rispetto delle culture, sul rispetto tra le persone e poi devi… loro ti insegnano: prima di pensare ascoltare. Cosa che in Occidente è mooolto complicata. Dopo quando inizi a fare questa strada, ovviamente, finisci emarginato. Non ce n'è di santi. Sei scegli questa strada lo sai che cammini da solo. Mi hanno massacrato le ossa Rumi e il Kypu. Loro mi hanno detto: “non devi più stare da solo” e io “tu tienes una pareja?” e lui: “no non tengo” e allora: “muto, e allora muto. Può parlare Kypu ma te non puoi parlare, può parlare Yoke, ma tu non puoi parlare perché siamo nella stessa barca capo. Non puoi dire a me di cercare una persona quando tu non ce l'hai la persona”. Io l'ho detto, io sono aperto ma di certo non posso prendere una che non c'entra niente con quello che sto facendo sennò diventa...
[Qui l’intervistato parla della sua relazione precedente e dei problemi che ha avuto]
È così. Poi ti si cambia la vita e non riesci più a fare quello che facevi prima, ho resistito trent'anni e non so come ho fatto. Ero anestetizzato, per forza. Vedremo adesso cosa decidono i capi supremi. Quello che ho capito è che mi fanno stare in Italia.
[Qui l’intervistato racconta dei sogni di cui ha parlato prima e di come questi lo invitino ad andare via a studiare ma poi tornare in Italia a lavorare].

A proposito delle cerimonie intorno al fuoco e di tutto quello che i gruppi fanno intorno al fuoco, tu che sei lì, cosa ne pensi?

Io li vedo bene, li vedo belli centrati. non li vedo… non li vedo a fare… a fare scena, quelli che ci vengono. Perché non ci vengono tutti al fuoco, non è facile fare la cerimonia volentieri. Ci vanno i Sayaka, ci vanno la Mapi, ci va Sofia; non ci va Coyote , perché ci va solo quando deve, perché sennò sta alla larga dal nonno perché lui sa il perché. Ù

Ma tipo i Tamburi del Burundi?

Durante l’emergenza da Covid-19, la Fiera di Bergamo è stata allestita ad ospedale per soccorrere e curare i pazienti degenti malati che non avevano trovato posto negli ospedali.
Uomo di cultura Azteca.
Loro il fuoco lo vedono in modo diverso, penso, ma loro rispettano comunque questa cosa. Diciamo che il fuoco è più collegato al Sud America e al centro. Ad Alcune parti dell'india, a Israele. Israele ha una torcia che è accesa sempre. Però va bene così, perché poi le energie vanno, lavorano tutte [muove le mani in alto]. Se l'uomo non ci mette troppo ego, l'energia fa il suo mestiere, senza problemi. Se ci mette l'ego, è un casino. Io penso che stasera assaggerete cosa vuol dire fare una pratica in notturna con la Mapi , anche perché questo posto la notte cambia. Oltre agli animali di potere che si sentono… infatti rido, con Gloria , perché ogni volta che nomina un pennuto quello si materializza e le ho detto: “se non la smetti qua, te…” Le civette, i corvi, gufi... cos'è, la foresta amazzonica?

Quindi i gruppi sentono molto questa cosa?

La prova te l'ha data Lwis , per suo fratello. Il gruppo degli aborigeni è molto legato al fuoco. Quando è morto suo fratello, è morto suo fratello del capo degli aborigeni. L'ho visto venire al fuoco, e li ho visti venire al fuoco ma tutti, sia lui sia quello più giovane alto, avevano cambiato i disegni delle pitture. Ho detto: “è successo qualcosa. Cosa è successo che si sono fatti questi colori?” E dopo cinque minuti mi dicono è morto il fratello di Lewis e quindi sono qui per fare una cerimonia di aiuto a lui per il cammino che lo aspetta adesso.

Quando?

Domenica. L'ho visto subito dai colori e ho detto è successo qualcosa. Ma anche l'altro grande era dipinto da teschio e ho capito che c'era qualcosa che non va… Basta vedere il piangere mentre suonava il didgeridoo . No no è così, la cosa e ….

La cosa che mi ha colpita di più è stato quando nessuno stava utilizzando il telefono per riprendere o fotografare durante l’accensione del fuoco sacro. Ho notato che tutti erano davvero immedesimati e immersi in quello che stava succedendo. Come mai?
Certo loro sono collegati e anche il pubblico: se lo indottrini bene capisce. Non è che.. è che essendo così un ampliato, essendo fiera, c'è più lavoro da fare su questo.

Quella stessa sera Mapi ha organizzato un cerchio delle donne, invitando le donne degli altri gruppi indigeni e le volontarie. È iniziata alla chiusura della fiera per il pubblico e si è protratta per circa due ore.
La ragazza che Mirco pensa possa diventare la donna del fuoco.
Aborigeno Australiano.
È uno strumento a fiato ad ancia labiale degli aborigeni; è stato uno dei primi strumenti aerofoni. Questo strumento in Australia viene indicato con almeno cinquanta nomi diversi, a seconda delle etnie che popolano il paese.

Quindi tu credi che c'è da alzare il livello spirituale soprattutto in una situazione in cui fondamentalmente i gruppi si rappresentano ma si rappresentano davvero?

Sì, devono essere loro stessi, devono essere dentro loro [batte le mani sul tavolo per dare enfasi a quello che dice]. Non ti dico di andare dentro i rituali profondi perché non possiamo, ma nella parte che si può, e ce n'è una bella fetta per gruppo…



Ma secondo te si sta facendo abbastanza lavoro?

Secondo me andrebbe sfruttato di più il cerchio, e la sacralità del cerchio. Far lavorare di più i gruppi nel cerchio. Fare più spiegazioni, fare in modo che i ragazzi all'interno del cerchio al pubblico spieghino i significati delle varie cose.

Quindi dici che i gruppi dovrebbero spiegare un po’ meglio che cos'è per loro il fuoco Sì, che cosa è per loro il fuoco. Come ha fatto ieri sera nella serata dei tamburi, che tutti spiegavano il significato del tamburo. Loro dovrebbero fare la stessa cosa con il fuoco, in modo che la gente non è che si vede e li vede come quattro pajasos [pagliacci] truccati che vanno al fuoco. Spieghi perché, è perché c'è il guardiano del fuoco. Non devo dirlo io, non devo spiegarlo. Io per loro sono solo un soldato. Sono loro che devono spiegare queste cose qua, questo vale per gli Aborigeni, vale per gli Apache vale per gli Aztechi, vale per i Maya.

Vale tutti vale per tutti quelli per cui vale il fuoco?

Sì, anche per gli Incas. Se tu fai caso, quando la famiglia Sayaka va al fuoco, fa una sorta di penitenza. E quello lì… Io è tanto che lo sto dicendo al capo, dovrebbe aumentare la parte spirituale del Festival. Purtroppo, il capo… c'è stato un momento che su questo argomento ci aveva super spaghetto e non voleva. Sai quanto tempo è che gli sto dicendo quand'è che fai fare un lavoro al cerchio delle donne? Eh ma come facciamo è troppo spirituale. E io volevo dirgli che il problema è che sono tutte donne e poi noi siamo nella merda perché non riusciamo più a entrare dentro quel cerchio qua per un po’… si fa fatica a stare perché voi avete energia diversa dalla nostra, e stasera ne avranno assaggino coi fiocchi e contro fiocchi. [Anche] con il capo se viene a fare un giro al cerchio. Io sarò lì in mezzo perché devo gestire il fuoco, ma starò solo di guardia, di ronda fuori dal cerchio; entro solo quando il fuoco chiama. Quando mapi mi chiede qualcosa. Perché è così.





E manca?

No, non è quello che manca, è da aumentare. Se tu gli dici [che] nei posti dove devono andare poi devono spiegarlo, poi lo fanno. È proprio da impostare in modo diverso. Deve rimanere quello che è il Festival ma poi deve esserci anche la parte spirituale dove i gruppi sono più interattivi con la gente perché la gente ha bisogno. Sta chiedendo un'ira di Dio. Guarda quante ore parlo io davanti al fuoco, e io sono solamente di facciata, come mi ha detto il capo dei danzatori: “tu sei bianco ma in realtà sei nostro, da sempre”.

Perché lo spirituale ti porta avere delle regole che l'occidentale non ha?

L'alcol non puoi toccarlo. Per esempio, soprattutto quando gestisci il fuoco, non puoi usare l'alcool, non puoi bere alcol.

Ma i gruppi recepiscono questa cosa?

Sì, se lo dici. I Sayaka lo vedono, Sofia lo vede, Inti lo vede. I gruppi devono solo, e hanno bisogno, di sentirsi coinvolti di più perché altrimenti si rompono le balle e poi sanno diventare stronzi anche loro perché sono persone. Sono stronzi, eh, perché se decidono che te non devi stare dentro in una situazione ti obbligano ad andartene via loro ti portano ad andare via.

Ma invece altri gruppi, per esempio i Maori?

Inti, il cui vero nome è Guarango, è un uomo di medicina che viene dal Perù.
Anche loro; se tu parli con loro, loro sono disposti a parlare perché loro sono un popolo che viene dalla Polinesia. Infatti, se guardi i loro tatuaggi e quelli di Rapanui, sono molto simili. Poi ho un amore sfegatato per i Maori perché sono fan sfegatato degli All Blacks [ride].

Quindi, dimmi se ho capito, devono essere più coinvolti, soprattutto nella loro parte spirituale?

Sì, perché loro vivono di quello. Se tu non gliela fai fare, loro si mettono a fare cazzate. Se invece tu li tieni impegnati, loro spiegano, loro dopo sono popoli che sono più.. Poi ci sono popoli, vedi per esempio i Saiaka, che sono molto restii a parlare anche con la gente perché sono in competizione con gli Stati Uniti, sono chiusi, sono una popolazione molto radicale, anzi radicatissimo. Questo vale per gli Apache. Gli Apache non sono mica un gruppetto da niente, sono tanta roba. Tutto dipende, tutto dipende.



Ma questa divisione bianco nativo perché così forte?

Ma perché il nativo è collegato allo spirituale ancora adesso, non tutti ma una buona parte. Invece qua da noi questa parte è diventata… vabbè [muove la mano in alto], tanto campo lo stesso io, non mi serve questo, non mi serve quello, l'importante è che ho i soldi, la macchina, la casa, mi sballo, perfetto questa è la vita dell'occidentale adesso. Lo spirituale è scomodo perché ti porta avere delle regole. Se tu ci fai caso, io non ho toccato ancora una birra e fino a domenica sera a mezzanotte io non posso toccare nulla … poi mi porto via la tanica, però fino ad allora non posso fare nulla, perché è così.

Quindi tu dici che dovremmo riportare un po’ di spiritualità?

Sì, è quello che la gente chiede, la gente la vuole, la gente ne ha bisogno.

Siamo giunti al termine punto c'è qualcosa che ti piacerebbe dire o raccontare che in questa intervista non ci siamo detti o che vorreste approfondire?

La cosa che posso dire è alle persone di non mettere limiti. Se vogliono intraprendere un percorso e una strada, di prenderla e di percorrerla. E di percorrere la tua, non di guardare intorno o qualcuno che ti dice di non fare una cosa, di non farne un'altra. Se tu pensi e senti di dover fare quella cosa, devi farla perché la tua anima ti sta dicendo che devi fare questa cosa. Perché io non mi dimentico che io faccio qua sparte della squadra dei diversamente abile, anche se non sembra, ma è così. Se fosse stato per i medici, io sarei dovuto stare in carrozzina. Quindi, per me, il limite non esiste, il limite è qua [si indica la testa]. Con la gamba che ho, se avevo il limite, sarei stato a casa e invece sto facendo 24 ore di guardiamo. La gente deve imparare a non mettersi limiti, a dire: “io non posso, io non posso, io non riesco” non deve dirlo! Perché questi sono vocaboli da me e soprattutto nel mio vocabolario aboliti, non esiste! Il corpo non esiste, non ha limiti, sei tu che gli metti limiti. Sei tu che dai limiti al corpo; il corpo, se tu lo addestri, puoi fare cose che tu non immagini. Può resistere cinque giorni senza mangiare, come ho fatto io in Messico per mio fratello: cinque giorni senza mangiare e bere e facendo otto capanne (più uno dei guerrieri e fa nove). Certo, sono tornato a casa di Mapi che sono collassato nel letto e mi sono svegliato dopo due giorni, però io ho esaudito il compito fino in fondo, come succederà qua. Finirà il Festival e collasso due giorni, e forse è la volta buona che metto la gamba alta…

C'è qualcosa nel riascoltare l'intervista che non mi è chiaro posso tornare da te per chiederti chiarimenti?

Certo. Perché hai messo questa domanda?

Perché è sempre meglio chiedere
Sapevi già la risposta.