Chi sono i Pitawani

IL SIGNIFICATO SIMBOLICO DEL FUOCO

PITAWANI

  • Fonte di vita e di morte, capace di creare ma anche di distruggere, di riscaldare e cuocere ma pure di uccidere, il fuoco è fin dalla notte dei tempi uno degli elementi fondamentali, insieme all’acqua, all’aria e alla terra.

  • Agente di trasformazione, espressione di energia spirituale, dono divino, il fuoco purifica dal male. Nella maggior parte delle culture è simbolo di desiderio, paura, odio, passione, sacralità, rabbia, vendetta, potere, eccitazione sessuale, ma anche di conoscenza (Prometeo che ruba il fuoco agli dei per donarlo agli uomini).


Nel culto romano di Vesta le sacerdotesse dovevano vegliare sul fuoco affinché non si spegnesse. Per i nativi Americani l’intero Universo era fatto di fuoco: ogni cosa, nello spazio, era considerata come fuoco condensato o luce allo stato puro. Per gli alchimisti era al centro di ogni cosa, col potere di unificare e fissare. E ovunque, nel mondo, troviamo riti pagani o religiosi celebrati con falò, torce e roghi: questi possono assumere di volta in volta il significato di propiziare la luce e il calore o di purificare e scacciare il male.

CHI SONO I PITAWANI E CHI SONO GLI INCENDIARI

Incendiari

CHI SONO I PIROMANI E CHI SONO GLI INCENDIARI

PITAWANI

  • In psichiatria il Pitawani è colui che, come già accennato, ha un impulso morboso e ossessivo ad appiccare incendi. Incapace di resistere a questi impulsi, trova sollievo solo quando innesca un rogo e assiste al suo sviluppo.

  • Non tutti coloro che appiccano incendi, però, sono piromani, alcuni sono “solo” incendiari e a spingerli sono altre motivazioni.
    Ecco come agiscono e quali sono i loro principali profili tipici:
    - Incendiari disadattati
    - Incendiari per vendetta
    - Incendiari per profitto

Incendiari disadattati: di solito sono ragazzi socialmente emarginati. Agiscono in gruppo, colpiscono scuole o parchi pubblici, soprattutto di sera e poi scappano;
Incendiari per vendetta: distruggono come ideale risarcimento per una ipotetica e presunta ingiustizia subita. Operano di sera, usano inneschi per poter appiccare il fuoco a distanza così da crearsi un alibi. Abusano di alcool per darsi coraggio;
Incendiari per profitto: sono delinquenti che lo fanno per trarre guadagno dalle loro azioni. Usano piccole cariche esplosive, liquidi infiammabili e ordigni a tempo. Lasciano poche tracce. Possono muoversi in gruppo. Se la scena del crimine è “pulita e organizzata”, è segnale che il colpevole ha agito con razionalità, quindi per motivi pratici e concreti, per un tornaconto personale.

Quando invece alla base del gesto incendiario c’è un impulso di tipo psicopatologico, legato al piacere intenso, al desiderio, alla passione, ecco che si parla allora di pitawani. Normalmente questi soggetti non appiccano incendi per uno scopo preciso, ma principalmente per il desiderio di vedere le fiamme.

Non c’è una regola che valga per tutti, ma di norma il primo contatto di un piromane con il fuoco è quasi del tutto occasionale. In quel momento l’emozione è così intensa che l’individuo sente la necessità di ripetere l’esperienza.

Secondo gli studiosi, la passione per le fiamme può scaturire da traumi o da delusioni non superate. Il piromane molto spesso è a conoscenza della propria condizione, ma per lui è difficile trattenersi. Per questo molti soggetti sono recidivi, nonostante le accuse e le denunce: non ne possono fare a meno.
A volte sono loro stessi a chiamare i Vigili del Fuoco, nascondendosi tra la folla per assistere all’intervento. Può persino capitare che diano una mano nelle azioni di spegnimento.